Magazzino Nervi Stampa
Progetto del Magazzino NerviMagazzino per la sofisticazione sali progettato dell’architetto-ingegnere Pier Luigi Nervi

Pier Luigi Nervi viene incaricato al progetto dell’edificio nel 1936. Si tratta di una sperimentazione giovanile, condotta sul tema della struttura a campata unica in cemento armato, destinata ad avere esisti di grande interesse negli anni successivi, tali da valergli la fama internazionale di grande architetto-ingegnere operante all’interno del linguaggio del cosiddetto “strutturalismo” architettonico.

Collocato nella parte a nord-ovest di un manufatto in realtà più esteso, il Nervi (comunemente chiamato) costituisce la parte maggiore di un edificio in parte modificato dalle aggiunte edilizie messe in opera nel corso degli anni 50 (sono queste, le sette campate giuntate all’originario preesistente da un muro in mattoni visibile all’interno della fabbrica).

Esso è composto da due corpi di fabbrica: il magazzino (o silos) per la sofisticazione dei Sali e la torre degli impianti. Il silos misura mt 22,10 x 62,21 con campate variabili da mt 5 a mt 3,65. Esso consta di 13 campate, ritmate da 12 piloni in cemento armato, fondati, ognuno, su pali da 25 cm di diametro sui quali si innestano altrettanti archi parabolici. Alto 15,90 mt, il silos si articola in tre ordini di capriate a sviluppo pseudo-piramidale; la prima, impostata a quota 5,30, la seconda a quota 9,25, la terza a quota 13,60. Quest’ultima funge da elemento di immissione del sale; all’interno, un corridoio percorribile permette di perlustrare la struttura e manovrare manualmente le chiuse in legno.

Magazzino Nervi per la sofisticazione saliLa necessità di garantire, da un lato, il massimo utilizzo dello spazio in una condizione priva di ostruzioni, dall’altro, di favorire un’adeguata contestualizzare dell’edificio in rapporto alla città, diventano per Nervi sintesi di un problema non solo strutturale, ma architettonico, avviando un ragionamento compositivo che troverà esito in una sorta di vero e proprio aggiornamento tipologico dell’edificio industriale. È, questo, il “tipo basilicale”, a cui rimanda dichiaratamente l’impianto generale, caratterizzato da una sorta di spazio pseudo-voltato a navata unica, ricavato, a sua volta, dalla sequenza di archi parabolici sormontati dal sistema di copertura a falda.

Elemento di grande interesse è proprio l’arco parabolico: sistema strutturale destinato ad evolversi e declinarsi successivamente in una ricerca interamente basata sulla plastica del cemento armato. La rastremazione di cui si caratterizza l’arco, trasfigura, infatti, la conduzione statica delle forze imposta da Nervi in rapporto all’andamento dei carichi; da essa ne deriva la larga campata libera (pari a 20 mt) su cui viene issata la successione di pulvini per l’appoggio delle falde di copertura, rendendo di fatto l’edificio perfettamente organico in ogni sua parte. Tale organicità si riflette anche nel carattere delle facciate, entro cui risulta evidente la duplice natura culturale che attraversa la ricerca del primo Nervi.

Interno del magazzino NerviDa un lato, il chiaro riferimento “strutturalista” all’apparato decorativo di Palazzo Stoclet di Josef Hoffman, introdotto per esaltare il telaio portante da quello chiudente; dall’altro, il saldo ancorarsi alla tradizione del manufatto industriale, attraverso i segni tipici della configurazione ascensionale dato dal sistema a più capriate. Un ruolo fondamentale nella composizione dell’organismo architettonico è dato dalla torre degli impianti. Di forma rettangolare, essa misura mt 20,00 x 9,00.

Collocata originariamente al centro dell’edificio, ne fissava anche il perfetto asse di simmetria, oggi, purtroppo contraddetto dal prolungamento del manufatto tramite il corpo edilizio aggiunto. Grazie alla sua altezza: 22 mt (6 mt oltre quella del silos) ed alla rastremazione data ai tre ordini di piano, la torre assume un significato ed un valore aggiunto nei confronti del paesaggio e del territorio, configurandosi come vero e proprio segno urbano; come emblema di una condizione produttiva e paesaggistica da tutelare, icona della memoria collettiva di un luogo da sempre legato al rapporto perenne tra Saline e Città.
 

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